Rimettersi in discussione…

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Vi è mai venuto in mente di rimettervi in discussione? Avete mai deciso di non accontentarvi? Avete mai mollato tutto per ricominciare? Lascereste il vostro porto sicuro per scoprire altri posti dove vivere? Provateci! Non è facile ma provateci! Noi, come sapete, l’abbiamo fatto più volte, è un’esperienza forte e costa fatica ma è libertà pura! Io mi rendo conto fino in fondo di quanto sia un’esperienza incredibile quando incontriamo persone. Quando raccontiamo che stiamo viaggiando in camper con tutto quello che ha importanza per noi e che stiamo cercando un posto dove fermarci, la gente rimane quasi sempre senza parole… È bello, è vero, ma spesso non si parla dei momenti difficili! Ne parlo poco anch’io. Ma oggi voglio scrivere anche di quelli, di quello che succede quando non ho tempo e soprattutto voglia di raccontare, dei momenti di tristezza e di solitudine… Non riuscirò a descrivervi tutto, sono senzazioni complesse, sono successe troppe cose in questi ultimi mesi ma cercherò di darvene un’idea. Noi cerchiamo sempre il lato positivo di tutto quello che ci succede, forse è la nostra forza, siamo persone entusiaste ed ottimiste. Per questo mi piace condividere i momenti belli ma capitano anche momenti in cui ci chiediamo “cosa stiamo facendo?”, momenti in cui non riusciamo nemmeno a ricordare perché abbiamo lasciato le poche certezze che a fatica avevamo raggiunto, momenti in cui vorremmo tornare indietro perché la salita è troppo ripida… ci è successo più volte durante il nostro ultimo viaggio, quello nella foto è l’itinerario fatto prima di decidere di fermarci in Francia, 10 000 km e 5 mesi passati in camper.

Per me i primissimi giorni di viaggio sono stati difficili proprio per i mille dubbi, siamo partiti all’inizio di settembre dal Piemonte, avevamo caricato tutto quello che potevamo sul camper ed eravamo partiti in cerca di un posto che potesse piacere a tutti, nuovamente 7 opinioni da organizzare. Di nuovo quindi avevamo fatto la cernita di quello che ci serviva veramente, di nuovo avevamo ridotto al minimissimo le nostre cose. Sì perché viviamo con poco ma quando ci fermiamo accumuliamo comunque.

Mi ricordo molto bene la prima notte, mi ricordo la paura… non riuscivo a dormire, ripensavo a tutto quello che avevamo passato da quando eravamo tornati in Europa, a tutta la fatica fatta per tentare di rimanere in Italia e mi chiedevo se non avremmo piuttosto dovuto accontentarci. In Italia, è vero, avevamo poco, facevamo fatica, non avevamo trovato quello che cercavamo ma avevamo pur sempre ricostruito il nostro piccolo mondo. E ora avevamo di nuovo mollato tutto per andare alla ricerca di un posto dove vivere. Alla paura, si sommava anche la tristezza per Sofia che lasciava un’amica, lei è l’unica che sarebbe rimasta a vivere lì, era contenta di partire perché ama viaggiare ma avrebbe voluto portare Emma con sé. Per tutti gli altri eravamo più tranquilli, avevano contribuito alla decisione di partire, anzi tutto era partito proprio da loro ma durante il mese di agosto erano successe varie cose, chi aveva trovato un nuovo amico, chi l’anima gemella… Ma non si poteva più tornare indietro, la casa era vuota, avevamo dato disdetta, avevamo venduto quello che non ci serviva, dovevamo partire! Cercavo di concentrarmi sul pensiero che era diventato troppo difficile economicamente e che in Italia non vedevamo un futuro né per noi né per i ragazzi.

Abbiamo raccontato molto del nostro viaggio strada facendo sulla nostra pagina, è stato un viaggio incedibile, la paura è presto passata e ci siamo goduti i giorni, i posti, gli incontri. Ma poi? Che cosa succede quando ci si ferma? È una cosa che ci chiedono spesso, che cosa succede quando finisce il viaggio? Che cosa succede quando si torna in una casa? E soprattutto come si riesce a tornare ad una vita regolare? Devo dire per cominciare che, in realtà, non abbiamo una vita molto regolare nemmeno quando ci fermiamo, già solo per il fatto che i ragazzi non vanno a scuola e facciamo lavori saltuari. Viviamo a modo nostro anche da stanziali. Rimane il fatto però che rispetto alla vita in camper, cambia molto!

Questa volta, il momento della fine del viaggio é stato incredibilmente duro! Siamo arrivati qui alla fine di dicembre ma mancava un documento per poter entrare in casa, questo documento l’abbiamo aspettato per più di un mese. Ci siamo appoggiati a casa di amici, continuando a vivere in camper e passando le giornate tutti insieme. La convivenza non è stata per niente facile a causa di ritmi di vita, abitudini e alimentazione completamente diversi. A questo si è aggiungiunto il fatto che i bimbi non andavano sempre d’accordo e ad un certo punto abbiamo deciso di allontanarci… Non ci siamo mai sentiti così soli. Vivere in camper mentre si viaggia è una cosa, viverci da stanziali, in un posto che non si conosce ancora bene è davvero molto più complicato, specialmente in pieno inverno e in 7.  Abbiamo vissuto per un pò in un area sosta in un paese non lontano dalla casa, ci serviva acqua e elettricità per scaldare il camper. Non eravamo per niente attrezzati ad affrontare il freddo visto che pensavamo di passare l’inverno in Portogallo, abbiamo anche dovuto comprare vestiti caldi nei mercatini dell’usato. In più Massimo non stava per niente bene, il nervo sciatico non lo faceva dormire, usciva tutte le notti per camminare. Nonostante tutto, abbiamo iniziato a fare colloqui, ci servivano soldi in vista delle nuove spese, e abbiamo affrontato tutta la burocrazia per poterci fermare. Insomma, credo sia stato uno dei periodi più tosti della nostra vita! Ci guardavamo la sera e ci chiedevamo veramente perché eravamo “finiti” lì, ci sembrava di aver sbagliato tutto! Avevamo deciso di dare retta ai ragazzi perché la Francia è un paese che ti dà una possibilità, ora lo possiamo anche confermare, ma in quel momento sembrava tutto nero!

Poi è arrivato il giorno in cui siamo riemersi, Massimo ha iniziato a stare meglio, anche grazie a una cara amica che ci ha dato consigli, sono arrivate le chiavi, ci siamo messi a sistemare casa tutti insieme, abbiamo pulito, dipinto, ci siamo messi in cerca di tutto quello che ci serviva per arredare casa, tutto di seconda mano ovviamente, abbiamo iniziato a piantare semi in vista di un orto, abbiamo conosciuto persone… Tutto ha ricominciato ad essere più facile. Ora ci rendiamo conto che tutta questa  fatica è servita, faceva parte del cammino, ce l’abbiamo fatta! Siamo felici, i ragazzi stanno bene, stanno migliorando il loro francese, hanno incontrato amici, Tommaso ha trovato un lavoro e riesce ad andare a trovare Irene che sta a Firenze… tante piccole conquiste in un nuovo paese straniero e un nuovo capitolo della nostra vita.

 

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Quello che ci manca del Brasile…

Come sapete siamo tornati recentemente in Brasile per 40 giorni. Abbiamo fatto vari video che trovate sulla nostra pagina facebook e sul nostro canale youtube. Abbiamo rivisto molti amici e risolto alcune cose ma questo viaggio è servito anche a non perdere il nostro visto. Infatti anche se abbiamo una figlia brasiliana, dobbiamo rientrare ogni due anni per non dover rifare tutte le pratiche. Siamo stati a casa di un nostro caro amico italiano, Diego, a Vilas do Atlântico in Bahia. Poi abbiamo approfittato anche per andare qualche giorno nel nostro terreno a São Thomé das Letras a circa 1800 km da Vilas, qualche giorno a Praia do Forte dove abbiamo ancora il nostro negozio affittato e a Salvador dove è nata Sofia quasi 7 anni fa. Per lei è stato come vederla per la prima volta.

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una vista del Pelourinho a Salvador
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un paesaggio dell’ “interior baiano” vicino a Castro Alves lungo la strada andando a São Thomé das Letras
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la nostra casa Sítio da Barra a São Thomé sotto le stelle

Abbiamo passato dei bellissimi momenti, ci è piaciuto molto tornarci, è stato anche bello “spezzare” il lungo inverno piemontese ma tornare lì ci ha fatto capire una cosa: molte cose del Brasile ci mancano tantissimo ma, per ora, non vorremmo tornarci a vivere. In questo momento, la nostra vita è qui in Europa, presto di nuovo in giro in camper. Volevo però raccontarvi quello che ci manca. Ci mancano decisamente molto i sorrisi, la gentilezza, il poter essere sé stessi… Nessuno ti giudica per il tuo aspetto. Vai negli uffici pubblici e trovi persone che ti vogliono aiutare. Certo è il loro lavoro ma quante volte qui in Italia, ti senti come se chiedessi la luna o come se disturbassi. Questo in Brasile non succede davvero mai e da nessuna parte! Le persone anziane, le donne incinte o con bambini piccoli hanno la precedenza, in realtà probabilmente ce l’avranno anche qui, ma lì è una cosa normale, non lo devi chiedere, nessuno si lamenta, anzi se hai la precedenza e non la sfrutti, c’è sempre qualcuno che te lo ricorda.

In Brasile ci sono moltissimi venditori ambulanti, in spiaggia, in autobus, lungo le strade. Molti di loro saranno anche abusivi, nel senso che esistono le leggi anche lì, ma a nessuno verrebbe mai in mente di denunciarli perché lavorano in nero o perché tolgono lavoro ai commercianti! Nessuno vende acqua fresca, fette di dolce, noccioline, ghiaccioli, biscotti tutto il giorno sotto il sole per scelta. Ma rendono un servizio ed è una cosa positiva per tutti. C’è un equilibrio e soprattutto molta umanità. Se hai sete e sei in coda al casello o per lavori lungo le strade, troverai sempre chi ti vende la bottiglietta d’acqua. Noi siamo andati a Salvador in autobus e siamo passati in zone molto popolari. Il viaggio è durato quasi un’ora e mezza. Sono saliti moltissimi di questi venditori sia all’andata che al ritorno, gli autisti li fanno entrare ovviamente senza che debbano pagare il biglietto (questo è un appunto che devo fare solo perché non scrivo a brasiliani, per loro è una cosa assolutamente normale!), ognuno di loro ha qualcosa da offrire. Noi abbiamo comprato delle caramelle allo zenzero fatte da un ragazzo ex drogato e ex carcerato. Sì perché ti raccontano le loro ragioni, te lo dicono perché si sono ritrovati a vendere caramelle sugli autobus. E tutti li ascoltano con pazienza anche se i viaggi diventano così ancora più rumorosi, come se non bastasse il chiasso terribile fatto dai mezzi che spesso sembrano più dei vecchi catorci e dai clacson!

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un venditore di ghiaccioli a Salvador

Abbiamo dato un aiuto anche ad un altro ragazzo che non aveva niente da vendere ma recitava poesie. Ovviamente non si può aiutare tutti, ne salgono davvero troppi ma mai e poi mai ho visto qualcuno seccato per questo continuo via vai. Come ho detto, c’è molto rispetto ed umanità, cosa molto rara ormai qui in Italia. Mi torna alla mente un ragazzo a Natal, eravamo fermi al semaforo e lui voleva pulirci il parabrezza. Noi gli abbiamo chiesto di non farlo perché non avevamo soldi appresso, perfino i bimbi avevano dato un’occhiata per trovare spiccioli ma quel giorno non avevamo nemmeno un centesimo. Gli abbiamo chiesto scusa, queste persone si accontentano davvero di centesimi, ma lui ci ha risposto che i nostri sorrisi già gli bastavano e ci ha ringraziati. Ecco, questo è il Brasile che amiamo.

Molto spesso, quando si parla di questo grande paese, si parla di violenza, di droga, di assalti. E ci avevano detto che avremmo trovato una situazione molto peggiorata a causa della crisi. Certo, non posso dire che niente di tutto questo esista. La crisi c’è ed è forte. I prezzi sono quasi raddoppiati mentre il salario minimo è aumentato di una miseria (non arriva a 250 euro, è quello che guadagna la maggior parte della popolazione mentre il costo della vita è arrivato praticamente a quello europeo!). Questo significa solo una cosa: i poveri sono in aumento. E i poveri brasiliani sono davvero molto poveri, solo chi ha viaggiato e ha conosciuto realtà come queste può capire. A Salvador, ci è capitato di dare la pasta fredda che ci era avanzata ad un ragazzo, ci aveva chiesto di non buttarla quando ancora stavamo mangiando, la fame ci è passata in un attimo e l’abbiamo chiamato. Ci ha fatto svuotare il nostro contenitore in una busta di plastica ed è andato a mangiare con varie altre persone che lo aspettavano. Mentre abitavamo qui, siamo stati contattati da varie persone che avrebbero voluto lasciare l’Italia per trasferirsi lì. Il mio consiglio era sempre di fare prima un viaggio, il Brasile non è per tutti. Un giorno una persona mi scrisse, io mi voglio trasferire anche senza conoscere, non ho paura, posso vivere anche come un brasiliano. Ma questo cosa significa? Vivere come un brasiliano… come uno che si sposta in elicottero e vive blindato nei quartieri ricchi? O come la maggior parte della popolazione? Come questi ambulanti? Come quelli che raccolgono la canna da zucchero e vivono in delle baracche fatte da pochi pezzi di legno coperti da sacchi di plastica nera? Come i “catadores de lixo”, che sono quelle persone che raccolgono il materiale recuperabile come vetro, plastica, aluminio nei rifiuti? In Brasile la spazzatura viene differenziata grazie a loro ma è un mestiere fatto da persone molto povere. Un europeo non può capire con quanto poco devono vivere queste persone… Siamo troppo abituati a vivere bene, per quanto la popolazione si stia impoverendo anche qui siamo ancora davvero lontani da queste situazioni. La differenza è che lì non ti devi vergognare di essere povero, ti viene lasciata la possibilità di farcela, di vivere. E nonostante tutto, rimane un paese dove ti sorridono prima di qualunque altra cosa.

A spasso per l’Italia in inverno!

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Siamo appena tornati dopo un mese a spasso tra nord e centro Italia. Questi giorni sono stati ricchi di nuovi incontri ma purtroppo abbiamo dovuto rientrare prima a causa di un’infiltrazione e… della rottura del serbatoio dell’acqua potabile. Non abbiamo mai dovuto investire molto sul nostro camper nonostante i suoi 36 anni di età quindi non possiamo proprio lamentarci. Ci è solo dispiaciuto non riuscire a completare il giro che pensavamo di fare, niente Trento e Trieste ma è solo rimandato. In questi giorni, Max sta sistemando i “disastri”, a dir la verità già dopo qualche giorno di lavoro Jatobá sembra ringiovanito!! Siccome l’acqua del serbatoio lesionato è fuoriuscita, ha rovinato il laminato che c’era sul pavimento. L’abbiamo già tolto tutto e lo sta rimettendo. Il serbatoio è già ordinato e la prossima settimana dovrebbe arrivare. Qui le giornate sono davvero bellissime e questo sta aiutando molto. L’infiltrazione in bagno non era niente di grave e se avessimo trovato tempo più clemente avremmo potuto sistemarla anche in viaggio ma la rotture del serbatoio non si poteva affrontare senza tornare a casa. Essendo in 7 in un camper che non è tanto grande e avendo incontrato pioggia e neve negli ultimi giorni, abbiamo dovuto arrenderci!

Questi i lati negativi ma parliamo piuttosto delle bellissime persone che abbiamo conosciuto. La nostra prima tappa è stata a Zocca che si trova in provincia di Modena. Lì abbiamo incontrato una famiglia homeschooler che però preferisce mantenere l’anonimato. Dopo pochi giorni, ci siamo diretti verso un piccolo paese molto particolare. Lo chiamano il paese che muore: Civita di Bagnoregio. Si trova in provincia di Viterbo.

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Ci è piaciuto molto anche se ci siamo accontentati di vederlo da fuori visto che si deve pagare un biglietto per entrarci. Il nostro budget è sempre piuttosto risicato e dobbiamo cercare di contenere le spese. Da lì, abbiamo raggiunto Fiano Romano dove Tommi ha finalmente chiuso il suo trattamento dal dentista. Lui ha festeggiato e noi più di lui!! Siamo poi andati a trovare Lucio e Giulia, i nostri amici de La Casetta Gialla a Magliano Sabina.

La sera ci siamo rimessi in viaggio per andare a Nespolo, in provincia di Rieti, dove siamo andati a conoscere un ecovillaggio nato da poco ma che promette molto bene.

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Se avete voglia di curiosare, questo è il loro sito http://www.riserva-aurea.it/ Hanno bisogno di volontari quindi non esitate a contattarli per andare a dare una mano. Noi purtroppo siamo rimasti solo un giorno perché gli appuntamenti erano tanti ed era una tappa non prevista. Ci siamo però ripromessi di andarli a trovare di nuovo a primavera.

La tappa successiva, Accumoli,  è durata un pò di più, nei nostri programmi sarebbe dovuta durare un pomeriggio ma alla fine ci siamo fermati 5 giorni!

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Abbiamo incontrato una famiglia incredibile! Anche loro homeschoolers, sono Guido, Katia e i loro 4 figli Barbara, Roberto, Elisa e Sofia. L’intesa con loro è stata veramente fantastica. Per quasi un anno, dalle scosse del 24 agosto 2016, sono stati i soli residenti di Accumoli. Tutto era crollato, tutto era ed è zona rossa. Tutto tranne la loro casa, l’allevamento di carni biologiche “Alta Montagna Bio” https://altamontagnabio.wixsite.com/altamontagnabio e l’agriturismo.

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Così loro hanno resistito da soli e si sono rimboccati le maniche. I nostri 9 figli sono andati molto d’accordo, i nostri hanno aiutato i loro nei compiti giornalieri di nutrire maiali, galline, mucche e pecore, di mungere, di pulire la stalla, il gallinaio… Hanno fatto dolci e pizze tutti insieme.

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Il loro è un allevamento veramente sostenibile, sembra di tornare indietro nel tempo. Il fatto che noi non mangiassimo carne non è stato in nessun modo un problema, ci siamo rispettati a vicenda. Siccome sono alla ricerca anche loro di qualche famiglia gemella che gli possa dare una mano specialmente durante la bella stagione, abbiamo deciso che al nostro ritorno dal Brasile, andremo ad aiutarli. I bimbi nostri e i loro stanno già facendo il conto alla rovescia!

Lasciato Accumoli, ci siamo diretti verso Ascoli Piceno con l’intenzione di visitarla però Sofia non stava bene e quindi abbiamo visto davvero poco. A quel punto abbiamo deciso di spostarci sulla costa. Voglia di mare!! Siamo stati a Senigallia e a Riccione e abbiamo raccolto un sacco di conchiglie. A Senigallia, dove ci siamo fermati giusto per qualche ora e un pranzo sul lungo mare, abbiamo avuto la visita di una pattuglia di carabinieri. Dal modo in cui sono arrivati, è sembrato un blitz e non sono stati per niente gentili, immagino siano stati chiamati, come ci è successo altre volte. Peccato rendersi conto di quanto la gente giudichi dall’aspetto esteriore e non abbia voglia di andare oltre questo. Ma pazienza, racconto questi episodi solo nella speranza che le cose possano cambiare. A noi fanno rimanere male solamente per pochi attimi! Alla fine, ci rendiamo conto che chi vive male è proprio chi chiama le forze dell’ordine per qualunque cosa sia un pò fuori dalla routine…

Prima di raggiungere Conselice dove dovevamo trovarci con Silvia Tamburini che collabora col sito viaggiare con lentezza http://www.viaggiareconlentezza.com/, ci siamo fermati ad Imola per fare rifornimento e per passare la notte. La mattina dopo, ci siamo risvegliati con un messaggio sul cellulare di una coppia di fulltimers Irene e Alessandro che viaggiano con i loro 3 cani. Con loro eravamo in contatto già da un pò tramite facebook ma non ci conoscevamo personalmente. Il messaggio diceva che… erano parcheggiati proprio dietro di noi!! È stato molto bello davvero, un incontro così fortuito e così incredibile. Siamo stati davvero felici! Se vi va di seguirli ecco la loro pagina facebook https://www.facebook.com/Skylosintour/

Da lì, ci siamo diretti verso la casa di Silvia dove abbiamo conosciuto lei, Marco e il loro piccolo Umberto. È stata una giornata e una serata molto bella, nonostante le vite e i percorsi molto diversi, abbiamo scoperto di avere moltissime cose in comune. Durante la serata, Silvia ci ha fatto un’intervista che potete ascoltare qui https://www.facebook.com/viaggiareconlentezza/videos/1351368168301627/ Siamo sicuri che presto rivedremo anche loro lungo il nostro cammino.

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Il giorno dopo, siamo stati a Pianoro che si trova vicino a Bologna per conoscere un’altra famiglia molto speciale. Abbiamo incontrato Roberto, Maddalena, Sebastiano e il mitico Ermanno del blog http://www.inviaggioconermanno.it/

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Questo è stato un incontro molto emozionante perché anche con loro eravamo in contatto da un pò via web. Conoscersi di persona è ovviamente tutta un’altra cosa. Abbiamo approfittato per andare a conoscere la loro Scuola nel Bosco e per acquistare il loro film che racconta del loro incredibile viaggio in Canada. Vi consiglio veramente di vederlo perché ne vale la pena! Grazie a loro, abbiamo anche conosciuto Andrea, fulltimer da 4 anni, una persona veramente bellissima. Siamo stati vicini di “casa” per una notte, l’abbiamo invitato a pranzo il giorno dopo. Lui e Massimo però hanno dovuto mangiare nei posti anteriori del camper perché non ci stavamo tutti!! Lui lavora in una pasticceria ed è arrivato con un pandoro farcito che ha fatto impazzire tutti. Poi ci ha dato un sacco di consigli sul nostro camper, lui se ne intende. Ci ha anche cambiato le cinghie dell’alternatore e dei servizi… come avrebbe fatto un amico di lunga data… Quella mattina, avevamo avuto la visita della polizia di stato, sempre per controllare che non fossimo dei malviventi, ma dopo aver passato dei momenti come quelli che abbiamo passato, niente poteva rovinarci tutto il bello di questo mese!

 

 

 

 

 

Viaggiare in 7 grazie a workaway

Come sapete, abbiamo già fatto varie volte i volontari viaggiando ma siamo appena tornati dal nostro primo viaggio organizzato tramite workaway. Sono quasi 4 anni che siamo host su questa piattaforma e recentemente abbiamo creato un account anche come workawayers. Direi che l’esperienza è stata più che positiva. Come anticipato, siamo stati in Marocco e più precisamente presso una famiglia franco-marocchina che vive a 20 km da Marrakech. Loro sono Karine, Ahmed e i loro gemelli di 12 anni Nayla e Ilyan. Hanno anche loro 5 figli ma 3 sono già grandi e vivono per conto loro. Un anno e mezzo fa hanno fatto tutti insieme un giro del mondo un pò particolare. Sono andati a conoscere 12 villaggi sparsi per il globo che per scelta o per obbligo hanno costruito il proprio futuro privilegiando l’autonomia. Lo sviluppo delle economie occidentali, sempre più tecniche, ha causato una super specializzazione delle competenze e questo ha portato alla perdita dei saperi essenziali, così nessuno sa più prodursi il proprio cibo, curarsi o costruirsi la casa. Per questo hanno deciso di passare un mese in ognuno di questi villaggi e hanno riscoperto la vera autonomia, molti antichi saperi e il rispetto dell’ambiente. Ovviamente il primissimo villaggio a cui si sono ispirati è stato Tizi N’oucheg di cui vi ho raccontato nello scorso post.

Per tornare alla nostra esperienza, è stato anche il nostro primo viaggio fatto zaino in spalla, 7 zaini e nessun bagaglio imbarcato, solo il  minimo indispensabile! Siamo partiti domenica 26 novembre da Malpensa dopo una bella alzataccia visto che il nostro volo era alle 6.40 di mattina. Siamo arrivati a Marrakech dopo 3 ore e all’aeroporto abbiamo trovato Karine ad aspettarci. Ci ha domandato se ci interessava passare la giornata a visitare la città, a noi non dispiaceva l’idea e quindi ci siamo fatti spiegare bene che autobus prendere sia per andare verso il centro che poi per raggiungere la sua casa. Lei ha caricato i nostri bagagli e ci siamo salutati.

Anche se, dopo 7 anni di Brasile, ci siamo abituati alle città caotiche, l’impatto con Marrakech, forse anche per la stanchezza, non è stato dei più facili. Meno male che ci abbiamo passato anche gli ultimi 2 giorni del nostro soggiorno altrimenti non avremmo avuto un così bel ricordo. Marrakech è una città brulicante, piena di barracchette, di negozietti, di venditori ambulanti… Tutti vogliono vendere, tutti vogliono sapere da dove arrivi, nelle aree pedonali sfrecciano bici e motorini. Insomma, non è proprio una città rilassante, soprattutto in 7. Verso le 16, stanchi morti, abbiamo deciso di riprendere l’autobus per raggiungere la casa dei nostri host. Quest’ultima si trova in corrispondenza del km 20 della Route Ourika, strada che porta verso la catena montuosa dell’Alto Atlante. Dopo essere scesi dall’autobus, bisogna attraversare la strada, un bel pericolo visto che in Marocco ci sono pochissime strisce pedonali e nessuno si ferma ma nemmeno rallenta alla vista di un pedone, per poi percorrere 2,5 km a piedi in mezzo ai campi. A questo punto abbiamo fatto la doccia più bella della nostra vita!

I giorni di lavoro da Karine e Ahmed sono stati molto piacevoli, si lavorava la mattina nell’uliveto, hanno 350 ulivi, si pranzava tutti insieme e il pomeriggio si passeggiava, i nostri bimbi e i loro giocavano tutti insieme o si godevano la piscina. Anche la colazione e la cena venivano fatte assieme a loro. Avevamo a disposizione due camere mentre il bagno era condiviso con altre persone, essendo la loro casa molto frequentata. Uno dei lavori più strani che abbiamo fatto è stata proprio la raccolta delle olive! Strana perché viene fatta in modo molto diverso rispetto a come la facciamo in Italia: raccolgono le olive una ad una! In questo modo, il lavoro è molto lento ma, secondo loro, evita di rovinare i frutti. Ci hanno detto che in Marocco tutti raccolgono in questo modo anche se curiosando nei dintorni abbiamo visto altri uliveti in cui la raccolta veniva fatta proprio come in Italia, stendendo teli sotto gli alberi. Un altro lavoro un pò strano è stato quello di raccogliere i rami potati… con le olive ancora attaccate.

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Abbiamo lavorato fino a giovedì visto che venerdì e sabato eravamo attesi nel villaggio di Tizi N’oucheg. Domenica, abbiamo aiutato tutto il giorno a raccogliere le olive con altri volontari.

Lunedì e martedì invece ci siamo rilassati a Marrakech e abbiamo visitato meglio la città che questa volta abbiamo apprezzata molto di più!

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Questo viaggio ci è decisamente piaciuto molto. Fare i volontari presso una famiglia del luogo arricchisce moltissimo, si riescono a cogliere molti aspetti della vita quotidiana, si riesce a capire meglio la mentalità e i modi di fare del paese. È un modo di viaggiare che consiglio a tutti, certo con una famiglia numerosa non sempre è facile trovare chi ti possa accogliere ma noi abbiamo sempre trovato ! I posti in cui siamo andati e le persone che ci hanno accolti li portiamo davvero nel cuore! Inoltre, anche chi ha un budget limitato come noi riesce a fare dei viaggi che altrimenti non potrebbe fare.

Due giorni a Tizi N’oucheg, il villaggio berbero che resiste.

Siamo appena tornati da un viaggio in Marocco in cui, grazie a workaway, abbiamo aiutato una famiglia nella raccolta delle olive. Di questo vi racconterò nel prossimo post. Volevo prima scrivere di un’esperienza incredibile che abbiamo fatto in un villaggio berbero che si trova a 60 km da Marrakech, a 1600 m di altitudine, nella catena montuosa dell’Alto Atlante: Tizi N’oucheg. Ci tengo molto a raccontavi quest’esperienza perché questo paese riesce a resistere grazie ai suoi abitanti ma anche grazie ai fondi che arrivano dall’alloggio in cui abbiamo dormito, il Gîte Tizi N’Oucheg di cui vi lascio il contatto tramite la pagina facebook https://www.facebook.com/GITE-TIZI-Noucheg-852424628109530/  Se vi dovesse interessare andarci, non esitate a contattarmi, vi darò tutte le informazioni necessarie per arrivarci. Le camere sono spartane e il bagno è in comune ma si incontrano bellissime persone, si mangia tutti insieme, molti cibi sono prodotti dagli abitanti di Tizi e ci sono fantastiche passeggiate da fare.

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Siamo partiti venerdì mattina e abbiamo preso due autobus per arrivare ai piedi della montagna. Da lì ci siamo messi in cammino per arrivare fino a Tizi. La camminata doveva durare circa un’ora e mezza ma noi ovviamente ci abbiamo messo di più. Sofia però è riuscita a camminare fino a su senza l’aiuto di nessuno!

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Arrivati a destinazione, dopo essere stati accolti con un delizioso tè berbero a base di timo selvatico e un pranzo che avrebbe potuto sfamare un esercito,  abbiamo conosciuto Rachid Mandili, presidente dell’associazione per lo sviluppo di Tizi N’Oucheg, che ci ha raccontato la sua storia e quella del suo paese.

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Tutto è iniziato nel 2011, quando lui e altri abitanti si sono resi conto che la mancanza di infrastrutture e di sviluppo stavano spingendo la popolazione a migrare verso le città. Vi sto parlando di un piccolo paese con problemi reali, che non aveva né elettricità, né acqua corrente e nemmeno una strada di accesso. Così Rachid e gli altri abitanti del paese si sono riuniti per capire di cosa necessitava Tizi affinché la sua popolazione potesse decidere di rimanere.

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Da quel giorno, molto è stato fatto e molti sono ancora i progetti. Per l’acqua potabile, avevano una sorgente a 2500 metri di distanza, grazie a un tubo e dei lavori, gli uomini del villaggio hanno potuto scavare e collegare la sorgente a una cisterna in cui viene accumulata l’acqua. Da lì poi viene distribuita nelle varie case. Soffrendo degli effetti dei cambiamenti climatici, hanno creato anche un sistema di raccolta e depurazione delle acque chiare che così vengono utilizzate per irrigare i campi. È stata costruita una moschea, tutti hanno la corrente elettrica e c’è una strada che arriva fino al villaggio. Un’altra delle preoccupazioni degli abitanti era l’educazione ma recentemente è stato festeggiato l’arrivo del primo studente di Tizi all’università. Per studiare, i ragazzi devono scendere nel paese sottostante, cioè fare quella camminata di un’ora e mezza di cui vi parlavo sopra. Per i più fortunati, ora c’è l’internato e anche una casa affittata, così da non dover fare su e giù ogni giorno. Si stanno cercando altri fondi per poter permettere ad altri ragazzi di evitare questa fatica. Per chi capisce il francese lascio il link di un bellissimo film girato su Tizi, i suoi problemi e le sue soluzioni http://www.universcience.tv/video-berberes-des-cimes-17510.html

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La cosa più sorprendente è che il paese ha fatto tutto questo senza nessun finanziamento dello stato marocchino, i fondi sono arrivati da benefattori, da visitatori, dall’alloggio in cui siamo stati accolti e dagli abitanti stessi. Rachid dice che il segreto non è altro che la loro volontà di sviluppare il proprio villaggio e di migliorare le loro condizioni di vita, con le proprie forze.

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Direi che sono proprio la prova vivente che volere è potere!

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Alla ricerca di nuovi incontri!

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Max rimarrà senza lavoro dal prossimo gennaio e abbiamo intenzione, al ritorno del nostro viaggio in Brasile, di ripartire per qualche mese in camper. I bimbi sono molto entusiasti e stiamo preparando il nostro itinerario. A proposito, non vi ho ancora mai fatto vedere il giro che abbiamo fatto intorno all’Italia, eccolo:

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Viaggeremo di nuovo facendo i volontari in cambio di cibo. Per questo abbiamo già iniziato a sistemare Jatobá, il nostro camper. Abbiamo fatto alcuni lavori interni, abbiamo sistemato l’impianto elettrico, dipinto, cambiato una tenda, aggiunto delle mensole negli armadi, tutto con materiale di recupero ovviamente. Siccome Jatobá è un 7 posti ma è piuttosto piccolo e manca il settimo letto, abbiamo preso un’amaca per Sofia. Tutti stanno crescendo e questo ci permetterà di stare più comodi. Vorremmo fare anche qualche modifica al bagno ma ve ne riparlerò a lavoro ultimato.

Tre giorni fa, sono usciti due articoli su di noi. Uno sul blog di Roberto e Maddalena che si chiama In viaggio con Ermanno. Andate a curiosare, hanno appena fatto un viaggio in Canada con il loro minivan fiat 238 del 1980 camperizzato e stanno lavorando ad un documentario per raccontarci la loro esperienza. Il loro blog è iniziato così. Rispondere alle loro domande è stato piacevole e divertente perché sono molto simili a noi. È stato come incontrare degli amici, che capiscono esattamente quello che provi e il perché delle tue folli scelte… Ecco quello che è venuto fuori dalla nostra “chiacchierata”. Grazie a loro siamo ora in contatto con molti altri viaggiatori e camperisti, alcuni di loro fulltimers. Speriamo di riuscire ad incontrarli presto!

L’altro articolo è venuto fuori su un giornale che si chiama Italia che cambia. Usando le  parole presenti sul sito, è un giornale che “vuole creare strumenti che mettano insieme tutti gli attori silenziosi di quell’Italia che esiste ma che attualmente è invisibile dall’esterno, perché ignorata dai mass media, vuole raccontare e rappresentare quei milioni di cittadini fino ad oggi esclusi dai circuiti informativi, offrendogli allo stesso tempo una serie di servizi fondamentali alla valorizzazione e alla messa in rete delle loro azioni, in modo che tutti possano navigare in maniera facile e completa in questi mondi e usare i servizi intrecciati di tutte queste realtà: spostarsi per il paese in modo sostenibile, fare acquisti in maniera consapevole, apprendere tecniche di autoproduzione, vendere o scambiare beni e servizi con chi ha la vostra stessa sensibilità.” Insomma, è un giornale che condivide stili di vita diversi, che aiuta le persone a conoscersi, ad incontrarsi e a collaborare. L’intervista ci è stata fatta da Ezio Maisto, l’abbiamo fatta per telefono, non è stato così facile raccontarsi perché sono anni di vita, avevamo paura di non apparire per quello che siamo ma Ezio è stato davvero molto professionale e umano, ci siamo sentiti varie volte e siamo felici dell’articolo che ha scritto. Grazie a lui e al giornale, varie famiglie si sono messe in contatto con noi, cercheremo nei prossimi mesi di incontrarci con alcune di loro.

Queste due interviste sono state molto importanti per noi, prima di tutto perché partono da più lontano rispetto al nostro blog, dalla nostra partenza per il Brasile che è un pò il vero inizio della nostra avventura. Poi perché quando vivi al di fuori della “normalità”, quello che ti manca più spesso è il contatto con persone e famiglie simili. Chissà che dall’incontro con qualcuna di queste famiglie possa nascere qualche bel progetto!

Quanto poco può costare vivere e viaggiare in 7!

Sento molte persone che non viaggiano perché non se lo possono permettere, molte altre rimangono stupite che una famiglia grande come la nostra, che oltretutto ha fatto la scelta di vivere con uno stipendio ridotto, possa viaggiare. Come sapete, abbiamo vissuto vari mesi “senza lavorare”, o meglio senza stipendio. Durante il nostro viaggio in camper e nei mesi in cui abbiamo vissuto nel Lazio, vivevamo solo grazie all’affitto che ci arriva dal Brasile e facendo i volontari in cambio di generi alimentari.

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Si viveva con 1000 euro al mese in 7! Com’è possibile? È possibile perché abbiamo ridotto al minimo i nostri bisogni. Ci vestiamo di seconda mano, ricicliamo molte cose che altri regalano o buttano, scambiamo prima di comprare… Noi abbiamo dovuto re-imparare moltissime cose, già per i bimbi è tutto più normale. Per esempio, Tommaso ha un ottimo computer portatile che è riuscito a scambiare con una bici da corsa che aveva ricevuto da un signore che non la usava… Grazie a quello, porta avanti la sua passione per la fotografia e sta imparando con Marcos (https://sevenontheroadblog.wordpress.com/2017/05/19/unschooling-e-volontariato/ ) a fare anche video mettendo in sequenza le foto.

Nonostante le poche risorse che abbiamo, riusciamo a mangiare 100% bio! Non bio certificato, ma bio del piccolo contadino, della piccola azienda, di produttori di Genuino Clandestino… Sicuramente, ci vuole un pò di tempo per trovare i posti dove comprare i prodotti ma non è così difficile! Per farvi degli esempi, tutto l’inverno abbiamo comprato clementine e arance di un ragazzo calabrese, ci costavano 1,50 euro al kg compresa la spedizione, anche l’olio d’oliva lo compriamo da lui, 8 euro al litro compresa la spedizione. La farina che compriamo è quella della famiglia Di Pietro di Capena (RM), è bio, di grani antichi e parte da 1,20 al kg, vi sfido a trovare una farina simile a questo prezzo al supermercato ma soprattutto conosciamo le persone che la producono. Il riso, anche questo di una varietà antica il Rosa Marchetti, lo compriamo qui https://www.risopraino.com/ e lo paghiamo 7 euro il sacco da 5 kg. Al supermercato non trovate un riso bio a quel prezzo! Siamo andati a visitare l’azienda, abbiamo visto come lavorano, ci hanno dedicato un pomeriggio. Sappiamo quello che compriamo, sappiamo chi sosteniamo con i nostri acquisti. Da loro compriamo anche orzo e miglio. L’olio di girasole lo compriamo da un ragazzo molisano, 3 euro al litro, e lo fa arrivare presso la casa di nostri amici a Magliano Sabina (da Giulia e Lucio, dove l’anno scorso abbiamo imparato a mietere a mano). La frutta e verdura la riceviamo, la coltiviamo, la scambiamo e quando non ce l’abbiamo la compriamo presso un piccolo produttore che ha dei prezzi veramente alla portata di tutti. Poi ricordatevi che l’autoproduzione fa risparmiare un bel pò, noi ci facciamo il pane, la pizza, i dolci, i biscotti, facciamo marmellate, la nutella, la passata, le conserve, gli unguenti e tante altre cose. Non solo ci risparmiamo ma di nuovo sappiamo esattamente quello che mangiamo e che utilizziamo.

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un pò del nostro orto…

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Questi sono solo esempi, per farvi capire che non è vero che per mangiare bio bisogna essere ricchi. Bisogna però che diventi una priorità.

Ma torniamo ai viaggi, anche loro devono diventare una priorità, altrimenti c’è sempre qualcosa che ci può fermare. Serve sicuramente un certo investimento almeno per lo spostamento in sé. Noi abbiamo un salvadanaio, o meglio una scatoletta di cartone, in cui mettiamo le monete che ci avanzano. Inoltre, siccome in questo periodo Massimo sta lavorando, riusciamo a risparmiare qualcosa. Abbiamo quindi già in programma i prossimi due viaggi 😀 Andremo 10 giorni in Marocco in novembre. Costo del volo: 280 euro per tutti e 7, già comprato!! E lì, andremo a fare la raccolta delle olive in cambio di vitto e alloggio. L’altro viaggio sarà in Brasile dove dobbiamo tornare entro marzo per conservare il nostro visto. Abbiamo già comprato anche questi biglietti, andata e ritorno per 7 persone Milano – Salvador de Bahia 2462 euro! Anche lì, le spese saranno molto contenute perché abbiamo vari amici da andare a trovare e stiamo cercando luoghi in cui fare i volontari.

 

Roma e l’incontro con Pina…un tuffo al cuore!

Sono tre giorni che stiamo a Roma e dintorni…per cominciare dall’inizio, devo raccontarvi la giornata di giovedì…e il nostro primo incontro con Pina Fioretto. Siamo entrati proprio nel centro di Roma col camper…una vera avventura 😀 Dopo un pò di fatica per trovare il parcheggio siamo arrivati al negozio di Pina… o meglio al SEMI’N’ARIA. Siamo stati accolti con del pane appena sfornato, abbiamo fatto le prime 4 chiacchiere nel suo laboratorio mentre lei e il nipote Edoardo infornavano e sfornavano… ma non vi parlo di pane e basta… vi parlo di Pane con la P maiuscola!!  Pina, dopo un problema di salute, ha iniziato a farsi il pane da sola…per stare meglio…poi ha pensato che se lei stava meglio, anche altre persone potevano stare meglio mangiando diversamente ed ecco l’idea di creare questo negozio…per condividere. Lei sceglie i semi, vari tipi di grano antico, lo pianta, lo macina e per fare il pane ovviamente utilizza il lievito madre…oltra al pane, vende la sua farina, ortaggi, frutta secca, sale di sedano, vino, olio, pasta, biscotti…tutto rigorosamente scelto e biologico.

Questo incontro è stato davvero importante per noi…ci siamo seduti a tavola dopo la chiusura del negozio ed è stato come stare a casa….come parlare con una persona che conosci da una vita e condivide il tuo stile di vita e i tuoi sogni… Ora ha anche un terreno in cui pianta, oltre al grano tante altre cose ma soprattutto ha tanti progetti. Vedere il suo campo di grano è stata una delle cose più belle che abbiamo mai visto, alcune piante ci arrivavano quasi alla spalla…Pina riconosce i vari tipi di grano, è appassionata e trasmette questa passione ❤

Ieri, ci siamo trovati al terreno, noi con i nostri 5 bimbi e lei con 3 nipotine…abbiamo cucinato tutti insieme e abbiamo passato una giornata davvero bellissima…Massimo ha dato una mano per pulire un antico forno che…chissà…un giorno forse sfornerà di nuovo…oggi ci siamo tornati ma Pina aveva molte consegne e non è riuscita a raggiungerci…però nel fine pomeriggio, ci ha raggiunti al campeggio e ci ha portato il miglior gelato artigianale che abbiamo mai assaggiato 🙂

Ora ci manca la giornata di domani prima di partire per la Toscana, andremo ad Anzio…sempre a fare e mangiare Pane con Pina e una coppia di amici…ma questo ve lo racconterò in un altro post.

 

Puglia…

Sono quasi 3 settimane che siamo in Puglia…questa regione ha un posto speciale nel nostro cuore perché Max è di Sava in provincia di Taranto 🙂 Sono state 3 settimane in famiglia, per l’occasione ci hanno raggiunti per qualche giorno anche Toni, il fratello di Max e Francesca, nostra cognata. Erano quasi 3 anni che non tornavamo in Italia e che non stavamo tutti insieme, quindi sono stati giorni davvero belli in compagnia di Nonni e Zii ❤

Non abbiamo girato così tanto perché il tempo è volato ma è stato bello anche godersi il quotidiano…

Uno dei posti che ci è piaciuto di più è stato il Gargano, era sul nostro percorso all’andata, purtroppo due dei bimbi avevano febbre in quei giorni e quindi non l’abbiamo visto come avremmo voluto ma ci siamo ripromessi di tornarci. La sera, abbiamo dormito vicino al Lago di Lesina e questa è stata la vista dalla nostra finestra al nostro risveglio….

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Il giorno dopo, abbiamo fatto una strada meravigliosa tutta lungo il mare che era di un azzurro intensissimo passando per luoghi incantevoli come il Lago di Varano, Vieste e Mattinata.

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Una delle cose che più belle della Puglia sono gli ulivi…molti sono alberi secolari, dai tronchi tortuosi, si trovano in mezzo a terreni delimitati da muretti a secco in cui spesso si trovano anche trulli, vecchie costruzioni tipiche della zona che servivano da abitazione ai contadini.

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Siamo stati davvero fortunati col tempo, un solo giorno di pioggia e poi sole sole sole! Siamo stati varie volte al mare e i bimbi sono anche riusciti a fare il primo bagno. Siamo stati al mercato dove ha una bancarella un caro amico da cui compriamo da anni i vestiti di seconda mano. Poi siamo andati a Mesagne a conoscere una bellissima famiglia conosciuta sul web, Matteo, Elena, Adele e Nicolò, un incontro incredibile…tante idee in comune e un appuntamento in Toscana dove andremo a conoscere con loro una comunità che si chiama La “Piazzetta di Pulicciano”.

Abbiamo poi fatto due gite… La prima a Lecce

e la seconda ad Alberobello.

Due città bellissime che volevamo far conoscere ai bimbi, abbiamo camminato un sacco e abbiamo approfittato dell’occasione per insegnargli ad usare una cartina per orientarsi, a ritrovare i vari monumenti visti, i quattro più grandi hanno scritto un testo per raccontare le loro giornate, Sofia lo ha fatto con un disegno. Nel caso di Lecce abbiamo anche approfondito andando a scoprire che cos´è lo stile barocco. Ad Alberobello invece abbiamo incontrato varie persone che hanno preso il tempo di raccontarci storie e curiosità sui trulli. Questa la nostra scuola in questi giorni…

Come viviamo o sopravviviamo in camper :-)

È ormai un mese che viviamo in camper e ora vi posso raccontare un pò come sta andando. Siamo partiti da Milano e ci troviamo ora a Sava (TA) per qualche giorno a casa dei genitori di Max…abbiamo fatto per ora circa 1500 km…

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Prima di tutto, devo dire che questa nuova vita ci piace un sacco! Siamo stretti, dobbiamo razionare l’acqua e l’energia ma, in realtà, è tutta una questione di abitudine. Ci sentiamo molto molto liberi! Ci svegliamo la mattina senza sveglia, ogni giorno in un posto diverso, ogni giorno con rumori diversi, ogni giorno con sensazioni diverse ma pieni di energia e di buon umore!

La colazione e la cena, per ora, le facciamo dentro “casa” visto che fa ancora freschino…questo significa che, per problemi di spazio, devono mangiare prima i bimbi e poi noi 😀

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Il pranzo invece lo riusciamo a fare tutti insieme sul nostro tavolo da giardino!

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La mattina, la prima mossa è smontare il nostro letto per poter far colazione!! Questo perché il nostro letto diventa il tavolo, quindi o si mangia o si dorme…noi perdiamo la nostra camera da letto durante il giorno!! Il letto sopra il posto di guida è delle 3 bimbe e il letto a castello è dei maschietti. Ognuno dei bimbi ha a disposizione una piccola valigia per tenerci le proprie cose…sotto una delle panche, c’è un vano che abbiamo riempito con una parte dei nostri libri (l’altra parte è rimasta per ora a casa del fratello di Max), ognuno ha deciso quali libri erano importanti adesso… Ognuno ha poi un piccolo vano per i propri vestiti… anche qui si sono dovute fare delle scelte perché lo spazio è contato e quello che ci sta, ci sta! Sotto il lavello e i fuochi, mi sono rimasti 2 armadietti in cui fare entrare tutto quello che riguarda la cucina, piatti bicchieri posate pentole…il minimo indispensabile… sembra difficile ma poi ci si rende conto che quello che serve veramente è proprio il minimo indispensabile!

Lavare i piatti e cucinare non è così difficile ma si deve imparare a fare tutto in pochissimo spazio e usando meno acqua possibile… Per chi non avesse esperienza di vita in camper, vorrei spiegare meglio questo concetto. Abbiamo un serbatoio dell’acqua che riempiamo nelle apposite aree di servizio per camper. L’acqua dopo essere stata utilizzata va a finire negli appositi contenitori, uno delle acque chiare e uno delle acque nere. Anche questi contenitori vanno svuotati nelle apposite aree. Tutto questo è un sottile equilibrio specialmente quando si viaggia con un budget limitato come il nostro. Molte aree di servizio sono gratuite ma molte altre sono a pagamento. Cerchiamo sempre di fare bene i conti per trovare l’area gratuita al momento giusto. Chiaramente, viaggiando in 7, abbiamo bisogno di caricare e scaricare al massimo ogni 2 giorni.

Il frigo è piccolo e quindi compriamo poco per volta…metà dello spazio è occupato dalla mia pasta madre!! Comunque sono felice perché sono già riuscita a rinfrescare più volte e a regalare a chi la  voleva.

In bagno, bisogna essere ben organizzati, o ti serve il water o ti serve il lavandino!! Il lavandino è a scomparsa ma se c’è, non ci si può sedere sul water 🙂 Comunque credevo sarebbe stato più difficile, specialmente per i piccoli, invece anche per questo è tutta una questione di abitudine. Per il bucato, per ora che ci muoviamo abbastanza, ci appoggiamo alle lavanderie a gettoni… essendo in 7, ogni 3-4 giorni tocca fare la sosta tecnica!

Che altro dire, sicuramente che tutto è più facile per noi quando c’è il sole e fa più caldino… abbiamo già tutti quanti fatto qualche giorno di febbre tosse e naso che cola…meno male è stato scaglionato e speriamo che basti!! Il ritorno in Europa è sempre così, già lo sapevamo, ma sicuramente tutto si complica vivendo in uno spazio così ristretto… Se c’è il sole ovviamente tutti hanno più spazio vitale visto che si può stare anche fuori!!

Per quanto riguarda Jatobà, il nostro camper, possiamo ritenerci fortunati! Ha 34 anni, fa fatica a fare le salite, non fa più di 70 – 80 km/ora ma ci siamo già super affezionati! Non ci poteva andare meglio!! La prossima settimana si riparte, dobbiamo farci un altro pò di Puglia, poi Matera e la Sicilia!

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