Due giorni a Tizi N’oucheg, il villaggio berbero che resiste.

Siamo appena tornati da un viaggio in Marocco in cui, grazie a workaway, abbiamo aiutato una famiglia nella raccolta delle olive. Di questo vi racconterò nel prossimo post. Volevo prima scrivere di un’esperienza incredibile che abbiamo fatto in un villaggio berbero che si trova a 60 km da Marrakech, a 1600 m di altitudine, nella catena montuosa dell’Alto Atlante: Tizi N’oucheg. Ci tengo molto a raccontavi quest’esperienza perché questo paese riesce a resistere grazie ai suoi abitanti ma anche grazie ai fondi che arrivano dall’alloggio in cui abbiamo dormito, il Gîte Tizi N’Oucheg di cui vi lascio il contatto tramite la pagina facebook https://www.facebook.com/GITE-TIZI-Noucheg-852424628109530/  Se vi dovesse interessare andarci, non esitate a contattarmi, vi darò tutte le informazioni necessarie per arrivarci. Le camere sono spartane e il bagno è in comune ma si incontrano bellissime persone, si mangia tutti insieme, molti cibi sono prodotti dagli abitanti di Tizi e ci sono fantastiche passeggiate da fare.

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Siamo partiti venerdì mattina e abbiamo preso due autobus per arrivare ai piedi della montagna. Da lì ci siamo messi in cammino per arrivare fino a Tizi. La camminata doveva durare circa un’ora e mezza ma noi ovviamente ci abbiamo messo di più. Sofia però è riuscita a camminare fino a su senza l’aiuto di nessuno!

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Arrivati a destinazione, dopo essere stati accolti con un delizioso tè berbero a base di timo selvatico e un pranzo che avrebbe potuto sfamare un esercito,  abbiamo conosciuto Rachid Mandili, presidente dell’associazione per lo sviluppo di Tizi N’Oucheg, che ci ha raccontato la sua storia e quella del suo paese.

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Tutto è iniziato nel 2011, quando lui e altri abitanti si sono resi conto che la mancanza di infrastrutture e di sviluppo stavano spingendo la popolazione a migrare verso le città. Vi sto parlando di un piccolo paese con problemi reali, che non aveva né elettricità, né acqua corrente e nemmeno una strada di accesso. Così Rachid e gli altri abitanti del paese si sono riuniti per capire di cosa necessitava Tizi affinché la sua popolazione potesse decidere di rimanere.

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Da quel giorno, molto è stato fatto e molti sono ancora i progetti. Per l’acqua potabile, avevano una sorgente a 2500 metri di distanza, grazie a un tubo e dei lavori, gli uomini del villaggio hanno potuto scavare e collegare la sorgente a una cisterna in cui viene accumulata l’acqua. Da lì poi viene distribuita nelle varie case. Soffrendo degli effetti dei cambiamenti climatici, hanno creato anche un sistema di raccolta e depurazione delle acque chiare che così vengono utilizzate per irrigare i campi. È stata costruita una moschea, tutti hanno la corrente elettrica e c’è una strada che arriva fino al villaggio. Un’altra delle preoccupazioni degli abitanti era l’educazione ma recentemente è stato festeggiato l’arrivo del primo studente di Tizi all’università. Per studiare, i ragazzi devono scendere nel paese sottostante, cioè fare quella camminata di un’ora e mezza di cui vi parlavo sopra. Per i più fortunati, ora c’è l’internato e anche una casa affittata, così da non dover fare su e giù ogni giorno. Si stanno cercando altri fondi per poter permettere ad altri ragazzi di evitare questa fatica. Per chi capisce il francese lascio il link di un bellissimo film girato su Tizi, i suoi problemi e le sue soluzioni http://www.universcience.tv/video-berberes-des-cimes-17510.html

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La cosa più sorprendente è che il paese ha fatto tutto questo senza nessun finanziamento dello stato marocchino, i fondi sono arrivati da benefattori, da visitatori, dall’alloggio in cui siamo stati accolti e dagli abitanti stessi. Rachid dice che il segreto non è altro che la loro volontà di sviluppare il proprio villaggio e di migliorare le loro condizioni di vita, con le proprie forze.

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Direi che sono proprio la prova vivente che volere è potere!

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